La comunicazione
Tommaso d’Aquino diceva: “Communicatio facit domum et civitatem”, ossia: “la comunicazione costruisce il vivere insieme”. [CPO 1.1.29]
E proprio grazie a questo saper pensare, ma anche esprimersi, che è possibile costruire una società organizzata.
L’uomo per natura ha bisogno di vivere in aggregazione.
Per dirlo alla John Donne “Nessun uomo è un’isola”, cioè siamo parte di un tutto e abbiamo bisogno di questa reciprocità.
Pensate che nell’antica Roma la massima pena dopo la morte era l’esilio.
Codici e parole nella comunicazione
La comunicazione (da cum insieme e munis ufficio), serve a mettere in comune qualcosa, a rendere partecipi gli altri dei propri pensieri e delle proprie idee.
In questo scambio però, la ricezione del messaggio da parte del destinatario non sempre è univoca.
Giocoforza il medium attraverso il quale questo pensiero viene comunicato, la forma ed anche di una certa componente soggettiva e personale.
Facciamo un esempio divertente.
Spesso nel linguaggio comune si dice: “sei stato Sibillino” per intendere un’esposizione poco chiara e ambigua.
L’inciso nasce dall’interpello di un soldato all’Oracolo, per conoscere le sorti della battaglia.
Leggiamo la risposta priva dei segni di interpunzione:
“ibis redibis non morieris in bello” cioè “andrai tornerai non morirai in guerra”.
Noterete che a seconda della collocazione della virgola prima o dopo la negazione, il significato della frase si capovolgerà in un senso totalmente opposto. Di qui l’ambivalenza semantica del messaggio:
“Ibis, redibis, non morieris in bello”.
Cioè: “andrai, tornerai, non morirai in guerra”.
“Ibis, redibis non, morieris in bello”.
Cioè: “andrai, non tornerai, morirai in guerra”.
I codici e la comunicazione
I codici sono delle convenzioni stabilite per vivere in una società e per capirsi. Lo sono la punteggiatura, l’alfabeto, i colori.
Pensate al codice della strada, dove il rosso del semaforo significa “stop”.
Poi ci siamo noi con le nostre percezioni che si aggiungono alla realtà fenomenica e contribuiscono alla comprensione di un testo o di un segno.
Le persone infatti non percepiscono gli stimoli in maniera isolata ma grazie alla nostra mente, che interviene nella costruzione del fenomeno percettivo cogliendolo nella sua totalità.
Facciamo un esempio:
N3l mezz0 d3l c4mm1n d1 n0str4 V1t4, M1 r1tr0v41 p3r un4 s3lva 0scur4 ch3 la dr1tt4 v14 3ra sm4rr1t4
Sicuramente lo avrete riconosciuto. Si tratta del primo verso dell’Inferno di Dante. Sono caratteri diversi dal codice alfabeto eppure la nostra mente riesce a leggerli ugualmente. In questo senso la psicologia cognitiva e le neuroscienze computazionali vengono in soccorso per capire le ragioni del fenomeno.
L’interpretazione del messaggio: elementi della comunicazione
Considerato un dato messaggio avremo poi risultati in termine di comprensione diversi, a seconda se si considera:
- Il senso letterale di un testo che esclude considerazioni di carattere soggettivo.
- Quello autentico: proprio di chi è l’artefice del messaggio. Esempio pratico, la sinossi di un’opera d’arte che permette di capire il messaggio dell’artista.
- Il momento storico che muta con le coscienze ed i pensieri i concetti.
- Interpretazioni personali: che includono il nostro vissuto e la nostra cultura.
Come viene percepito un caso negativo nella comunicazione
E’ evidente che in questo particolare momento storico siamo di fronte ad un grande disordine informativo e ad una iperproduzione di messaggi di ogni genere.
Complici i social media , mezzi veloci e potentissimi.
Veloci perché la rapidità di diffusione dei messaggi con questi mezzi è davvero permeante e capillare.
Potenti perché la polarizzazione delle posizioni in cui le coscienze di gruppo si dividono, creano in alcuni casi, delle guerre mediatiche senza sconti di sorta.
Ed ecco che in contesti simili l’errore diventa fatale.
E con esso lo stigma della notizia negativa che viaggia fino a distruggere l’individuo, la sua immagine e la sua dignità.
Le ripercussioni a quel punto sono a cascata, su tutto ciò che lui rappresenta come brand e come persona
Tempeste mediatiche
Prendiamo il caso Guzzini, che ha scatenato l’ira sui social anche dei molti affezionati al brand. La reputation e questo lo diciamo sempre, è un privilegio, che si acquisisce con fatica e si può perde in un istante.
Saper comunicare non vuol dire solo parlare bene, esprimersi altrettanto bene ma è qualcosa di più profondo e significativo.
E’ la trasmissione dell’informazione attraverso il messaggio elaborato secondo un codice comune.
Ma questo che cosa vuol dire?
Avete mai visto i maestri di arrampicata con quanta leggerezza salgono sulle pareti. Sembra quasi che sia una cosa da niente, estremamente semplice tanto si muovono con facilità.
Eppure è una cosa difficilissima e quei maestri hanno praticato l’arte per anni prima di arrivare a questa consapevolezza.
Allo stesso modo anche la comunicazione di livello è una cosa veramente difficile.
Ma è solo modo per distinguere l’approssimazione dalla professionalità.